S.I.Te.Bi.

La Società Italiana di Tecnica Bidimensionale  rappresenta la continuazione e la naturale evoluzione dell’Associazione Romana di Ortodonzia, sorta nel 1982 ad opera di un gruppo di ortodontisti che, nel 1971, dopo aver seguito un Corso tenuto a Roma dal Prof. Gianelly, Direttore del Dipartimento di Ortodonzia della Boston University, ne avevano abbracciato la filosofia.

La Tecnica Bidimensionale è una tecnica edgewise in cui tutti gli spostamenti, inclusa la chiusura degli spazi, vengono eseguiti per mezzo di meccaniche scorrevoli, eliminando pertanto la necessità di realizzare anse sui fili, semplificando la modellazione del filo e riducendo il tempo impiegato sul paziente alla poltrona.

Un’ ulteriore caratteristica  consiste nella possibilità di controllare l’ancoraggio degli incisivi inferiori, sia bilateralmente che monolateralmente. Ciò significa che la posizione degli incisivi può essere mantenuta durante la chiusura degli spazi, riducendo la possibilità di una “sovraretrazione”.

l punto di partenza di questa tecnica fu quello di trovare un sistema che garantisse il più possibile il mantenimento dell’ancoraggio massimo in zone critiche quale il settore anteriore dell’arcata inferiore.  

Fino al 1982, questa situazione veniva risolta dall’Autore utilizzando come ancoraggio le molle di uprighting inserite nello slot verticale dei brackets dei canini inferiori. Questo sistema, tuttavia, non risultava completamente affidabile, per cui pensò di applicare una coppia di forze (torque corono-vestibolare) anche sui quattro incisivi, per sfruttare tutto il settore frontale come un’unica unità di ancoraggio.

A tal fine utilizzò un filo rettangolare di sezione 0.022 x 0.016 che, opportunamente modellato con una torsione di 90°, distalmente ai laterali, ed utilizzato con attacchi Edgewise standard, di slot di sezione 0.022 x 0.028, consentiva di conciliare le due necessità: avere un filo che entrava a “tutto spessore” negli attacchi degli incisivi e “sottodimensionato” nei settori latero-posteriori.

L’arco con le caratteristiche suddette, pur se inizialmente concepito per l’arcata inferiore, ben si prestava ad ottemperare a queste richieste per cui si utilizzò sistematicamente anche nell’arcata superiore. Nasceva così la tecnica del “Filo Bidimensionale” con la quale  l’Autore abbandonò il filo di sezione 0.022 x 0.016 con la torsione di 90° ed introdusse la “bidimensionalità” negli attacchi che successivamente sono diventati, con slot 0.018 x 0.025 e si è utilizzato un filo di sezione 0.018 x 0.022.

Si passava pertanto dal “Filo Bidimensionale” all’ attuale “Tecnica Bidimensionale”.